Il magico mondo di Astralis |
Hermes non riusciva a capire cosa stesse succedendo ultimamente in Astralis. Da quando una densa e cupa nube nera si era addensata sopra i cieli della citta', la gente aveva iniziato a comportarsi in modo strano e inusuale: Taurina, che adorava i dolci, improvvisamente si arrabbiava se qualcuno, anche solo per cortesia, gliene offriva qualcuno, Bilanz, sempre cosi' pacato e equilibrato, era sempre collerico e fautore delle piu' profonde ingiustizie, non ultima quella di aver abbandonato il suo amatissimo cane Dorotea in mezzo al bosco incantato di Shirmein. La povera bestiola, in virtu' delle spore magiche delle piante di quel luogo, inizio' ad avere delle allucinazioni terribili ed i suoi latrati di sgomento giungevano continui sin nell'angolo piu' lontano di Astralis. Ma quello che a Hermes sembrava davvero sorprendente, era l'atteggiamento del Mago Virginio: sempre prodigo di saggi consigli e amato dai bambini del paese perche' dietro l'aria burbera nascondeva un cuore d'oro, era sempre dispensatore di caramelle e di sagge parole. Ma ultimamente Virginio non lo si vedeva piu' in giro. Se ne stava ore ed ore nella sua casa, dondolandosi su una vecchia sedia, con l'espressione pensierosa, a sfogliare un libro, sempre lo stesso, con aria assente e lo sguardo perduto dietro ai mille bagliori colorati del suo gatto. Gli animali, si sa, sono piu' sensbili a certe onde per gli umani impercettibili e cosi' pure il gatto, a sua volta, apriva e chiudeva gli occhi, con aria sorniona mentre con gli artigli faceva ginnastica col tappeto del Mago. I suoi colori erano diventati piu' fulgidi, i suoi occhi piu' sornioni, i suoi artigli piu' potenti . E il povero tappeto ormai non aveva piu' fili da mostrare, sbranato com'era da un simile esercizio! Lo scorpione poi si era addirittura accampato nella pantofola del Mago a leggersi il giornale perche', tanto, nessuno piu' veniva a cacciarlo via. Hermes si chiedeva, aggirandosi per strada, come mai nessuno si accorgesse di quei repentini cambiamenti ma soprattutto come mai lui ne fosse immune . Ma ne era veramente immune? Passo' al setaccio gli avvenimenti di quell'ultima settimana, da quando la nube nera aveva iniziato ad invadere di oscurita' tutto il paese. Piu' ci pensava, e piu' egli si convinceva che, tutto sommato non c'erano stati cambiamenti in lui: continuava a portare la posta come sempre, a salutare tutti come sempre, cercando di ignorare i ghigni dei volti, i saluti frettolosi e a volte villani che riceveva per risposta. Si, era tutto come sempre, semmai doveva lavorare di piu' perche' le Poste di Astralis, sempre efficienti, avevano preso a funzionare male e cosi' alternava giorni in cui tornava tardi a casa per il troppo lavoro, ad altri in cui poteva svagarsi un po' e dedicarsi a quello che piu' gli piaceva: osservare gli altri. Fu cosi' che la scopri'. All'inizio non ci fece caso, poi la sua curiosita' ebbe il sopravvento. L'orologio cosmico del paese si stava fermando improvvisamente e senza una ragione, l'aria si stava facendo sempre piu' irrespirabile, l'oscurita' ormai gravava dappertutto. "Che sara' mai successo all'orologio?" si chiese Hermes ed inizio' la sua lenta, ma precisa esplorazione. Il cristallo si era opacizzato, le lancette rallentavano sempre piu' il loro movimento e l'erba tutta intorno si stava seccando. Fu osservando il cristallo dell'orologio che la vide, riflessa dalla superficie. Era una luce. Provo' a guardare meglio ma la luce era scomparsa. Da dove proveniva? Guardo' prima sotto la base in pietra dell'orologio ma non c'erano fessure, la superficie era perfetta. Poi penso' che, se l'immagine era riflessa, questo significava che la luce proveniva dall'alto. Alzo' allora gli occhi verso la nube. Era un'oscurita' accecante, il silenzio attorno a lui era assordante e la sua mente vacillo' per un secondo. Si senti' afferrare ed una voce dirgli "Hermes Tu in realta' odi il tuo lavoro . Butta via tutto domattina! Ma soprattutto . Lascia che i vecchi orologi si fermino!". Fu allora che la luce ricomparve. Era un piccolo raggio di sole, appena percettibile che, inspiegabilmente, riusciva a penetrare quella fitta oscurita'. Si concentro' sul raggio luminoso e un'altra voce gli parlo' "Leggi solo dentro te stesso . Non dare retta a quello che dicono o fanno gli altri, guarda solo dentro i loro cuori!" e mentre la osservava, quella luce sembrava irrobustirsi, farsi piu' presente. La sua mente smise di vacillare, la morsa si allento' e, senza sapere come, si ritrovo' a terra, come se qualcuno lo avesse gettato li' dopo una lunga lotta. Ancora stralunato, si guardo' attorno: la luce era sparita, l'oscurita' sempre presente. Forse aveva solo sognato! Stava per rialzarsi, facendo leva con la mano sul terreno, quando... Quasi per miracolo si ritrovo' una piccola lente tra le dita. "Che me ne faccio di una lente?" disse tra se' e se'. Era sul punto di gettarla via quando le parole del raggio di Sole gli tornarono alla mente " Guarda nei loro cuori Nei loro cuori ." Un sorriso gli rischiaro' il volto e non lo abbandono' nemmeno quando, correndo, raggiunse il paese. Per primo incontro' Sagitta che, armato di freccette, stava per fare il tiro al bersaglio col suo amatissimo cavallo che, recalcitrante e imbizzarrito, cercava di dimenarsi dal padrone. "Vieni qua dannata bestiaccia!! Ho sempre detestato i cavalli e finalmente di te faro' bistecche!!" gridava Sagitta. Veloce, Hermes tiro' fuori la lente dal taschino, la punto' dritta all'altezza del cuore di Sagitta e guardo' dentro. Vide un uomo che, con gesti carezzevoli, portava al pascolo il suo cavallo facendo assieme a lui lunghe pazzeggiate. Come per incanto, Sagitta si guardo' le mani, che ancora impugnavano le frecce, e si mise a piangere, mollando subito la presa e dando modo al povero animale di correre veloce nella stalla. "Funziona!" si disse orgoglioso Hermes e decise di ripetere l'esperimento. Si reco' allora dal Pittore e lo trovo' che stava buttando via i pennelli. "Che sta facendo?" gli chiese preoccupato "Questi pennelli a che servono se non ci sono piu' colori? Non vedi attorno a te? La citta' tutta sta morendo, e' tutto oscuro e nessuno piu' vuole i miei quadri!" Cosi' dicendo afferro' una tela, sollevandola in aria, pronto a distruggerla in mille pezzi. Hermes ancora afferro' la lente e guardo' dentro . E vide un uomo che, seduto a un tavolo con la tela di fronte, armeggiava con pennelli e matite, colori e pastelli e in pochi attimi rendeva luminosa una giornata di pioggia. Continuo' ad osservare l'uomo Ma stavolta la lente sembro' non funzionare perche' nel frattempo questi, gettata a terra di malo modo la prima tela, rompendola, gia' afferrava la seconda. Hermes guardo' di nuovo nella lente e vide Vide Una sofferenza grande, che quasi lo sommerse: i colori dalle tele si stavano sbiadendo, le sue dita si andavano rattrappendo, i pennelli incrostati diventavano inservibili. L'uomo aveva perso la propria ispirazione perche' "vedeva" attorno a se' solo nero, oscurita' e dolore. Che poteva fare il povero Hermes? Gia' udiva il suono tetro della seconda tela che si rompeva. Provo' a guardare di nuovo nella lente, ma una lacrima l'aveva un po' appannata. Non aveva un panno con se' ed allora provo' a soffiare. Soffio' con tutta la forza che aveva, con l'anima, col cuore, con tutta l'energia di cui era capace. E avvenne. Il pittore si fermo', un vento forte si levo'. Inizio' a soffiare con intensita' sempre maggiore. Prese con se la nube, ne fece un mulinello e poi la porto' via, oltre la Terra Senza Fine di cui nessuno conosceva i confini. La luce ritorno' su Astralis, l'orologio riprese il lento movimento, le persone cominciarono a guardarsi attorno . Il Pittore, senza sapere come, si ritrovo' in mano un pennello non ancora rotto e subito penso' di suggellare quel momento con un bel dipinto e riprese a sorridere senza curarsi delle mani che, nello sforzo precedente di rompere le tele, gli stavano facendo male. Virginio si riscosse tutto d'un colpo facendo fare un balzo di spavento al gatto ed esclamo' "Hermes!" e corse fuori . Lo trovo' nel giardino del Pittore, ancora con la lente in mano, sdraiato a terra, ma un sorriso che gli illuminava il volto |
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