Il
Palazzo Schifanoia e gli affreschi del Salone dei Mesi sono la vera
essenza della Ferrara rinascimentale. Già con Leonello d'Este il
palazzo era divenuto il cuore più intimo della corte e il sancta
sanctorum del suo svago; Borso, suo successore, volle celebrarsi con
un'opera che palesasse il legame della dinastia col fato, e di ogni
sua azione terrena con i disegni cosmici.
Gli affreschi, compiuti tra il 1469 e il 1470, furono ideati da Cosmè
Tura - caposcuola dell'Officina e unico tra i suoi esponenti a
lavorare solo ed esclusivamente in Ferrara - di concerto con
Pellegrino Prisciani; nei Mesi superstiti si riconoscono le mani di
Francesco del Cossa, di Ercole de' Roberti, e di ignoti artisti detti
Maestro degli Occhi Spalancati e Maestro di Ercole. Le tre fasce
decorative che compongono il ciclo si concatenano orizzontalmente,
mentre ogni singolo mese è leggibile con andamento verticale: in
basso gli episodi della vita di Borso d'Este; al centro i segni
zodiacali accompagnati dai decani, figure umane associate a
costellazioni, retaggio di un'arcaica astrologia orientale non più
decifrabile dai moderni; in alto il trionfo delle divinità
governatrici dei Mesi. Negli affreschi si condensa tutto il portato
simbolico di una cultura protesa verso l’humanitas ma ancora
affascinata dal mistero e dall'irrazionale; molti dei loro enigmi
sono ancora irrisolti, e forse l'invito a scioglierli era l'intento di
chi li realizzò.