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Astrologia Umanistica, ieri ed oggi
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L’Astrologia
umanistica nacque da un’elaborazione di Dane
Rudhyar (alias Daniel Chennevière)
che sin dagli anni 30, pensò di ristrutturare le basi
dell’astrologia tradizionale, cercando i principi per integrarla con la filosofia orientale, la
fisica quantistica e la psicologia del profondo. Nella ricerca
di un nesso tra l’universo psicologico individuale e la dimensione
cosmica, Rudhyar fu ispirato dalle idee sulla metafisica di Jan Smuts in
" Holism and Evolution ". Molto illuminanti per lui furono anche
gli insegnamenti ricevuti da Marc Edmund Jones che lo aiutarono a trovare
il collante per l’integrazione. Rudhyar
vedeva nell’epoca moderna un periodo di transizione verso la Nuova era,
attraverso la possibilità di una vera e propria trasformazione, derivante
da una visione complessiva e transculturale della realtà.
Verso gli anni ’60 il suo progetto fu arricchito dalle teorie e dalle
pratiche derivanti dal movimento umanistico-psicologico. Rifacendosi a
Carl Roger, in "Client-centered therapy", Rudhyar concepì il
principio dell’Astrologia centrata sulla persona, prendendo in
considerazione l’individuo con tutte le sue componenti: il corpo, la
psiche, l’ambiente, l’appartenenza ad un determinato tipo di società
e la connessione con l’universo. Egli volle offrire un’alternativa
al determinismo delle previsioni, ma anche alle interpretazioni
assiomatiche, associate ai vari fattori di un tema astrale, natale o
dinamico. Nel 1969 egli fondò il Comitato Internazionale per
l’Astrologia Umanistica, presentando l’astrologia come un processo per
la comprensione della natura umana. Nella famosa frase “gli individui
accadono agli eventi” Rudhyar sintetizzò una metodologia in cui il
mondo interiore, formato dalle esperienze personali del nativo, proietta
sugli eventi una nuova luce, considerandoli come possibilità
d’integrare alcuni aspetti della propria personalità. Tra
i principi che sostengono l’astrologia di Rudhyar questi sono i
fondamenti: il processo ciclico, l’esperienza del cambiamento, la crisi
creativa, l’individuo e l’individualizzazione, la dimensione
transpersonale, i quattro livelli d’interpretazione dei simboli
(biologico, sociologico, individuale e transpersonale).
Con il trascorrere degli anni vi è
stata un’evoluzione dell’Astrologia umanistica, come accade con tutte
le altre discipline. Dagli
anni Settanta ad oggi, Ziporah Dobyns, Richard Idemon, Stephen Arroyo,
Robert Hand, Liz Greene, Eleanor Buckwalter ed altri hanno arricchito e
completato i concetti della Scuola di Rudhyar con apporti personali di
grande rilevanza. Sono nate anche nuove Scuole. La Faculty of Astrological
Studies di Londra si è sempre impegnata ad offrire il meglio
dell’astrologia umanistica e delle successive correnti nascenti dalla
stessa. Oggi,
l’Astrologia umanistica, pur attenendosi ai generali principi di Rudhyar,
è orientata verso vari indirizzi, quello psicologico, quello spirituale,
quello transpersonale, quello uraniano e tanti altri, secondo la parte che
si preferisce evidenziare. Tutti i tipi d’Astrologia umanistica, oltre
ad indirizzarsi all’essere umano, al suo cambiamento e ai suoi bisogni,
implicano i seguenti requisiti di base: astrologia
centrata sulla persona, orientamento olistico e ciclicità, esperienza del
cambiamento, multidisciplinarità e infine, la garanzia che l’astrologo,
prima d’insegnare e di fare consulenza, abbia già lavorato su se stesso
con i referenti addetti a tale processo. Vi sono addirittura Scuole che
richiedono una formazione permanente, come forma di supervisione
personale. Personalmente, trovo la formazione personale assai
appassionante e mi piace usufruire spesso di una supervisione sistematica.
Nel
momento in cui abbiamo davanti una persona con il suo TN, la nostra mente
deve essere libera da ogni ricetta, concetto e preconcetto. Un esempio
banale di quello da cui questo tipo d’astrologia rifugge: “Nicola mi
comunica che ha mal di schiena e mi chiede se guarirà. Secondo una certa
teoria, il mal di schiena sottende problemi con la sessualità bloccata.
Affermo che Nicola ha problemi con la sua sessualità. Trovo i fattori
astrologici che confermano la tesi e li presento a Nicola. Poi vado a
cercare le probabilità di guarigione”. È chiaro che, per esercitarsi,
lavorando su eventuali temi di persone sconosciute, o volendo spiegare
alcuni criteri interpretativi, in teoria, si può anche parlare di un
certo mal di schiena da sessualità bloccata, ma è un’altra storia.
Secondo l’Astrologia umanistica, Nicola, invece, può avere il mal di
schiena per mille altre ragioni da scoprire, di cui solo una potrebbe
essere la sua sessualità bloccata. Affibbiargli già la “definizione”
pseudo-psicologica con l’origine psico-somatica del suo problema, in
base alla teoria pre-studiata e confezionata, con relative spiegazioni e
successivi interventi, vuol dire essere avulsi dall’approccio
umanistico. Tra le numerose domande che si pone l’astrologo umanista,
unitamente al suo cliente, vi potrebbero essere: “Che cosa sta vivendo
Nicola? Come sta reagendo al mal di schiena e che cosa questo significa
per lui? In che modo potrebbe affrontarlo? Quali sono le connessioni del
mal di schiena con la storia della vita di Nicola?
Quale ciclo Nicola sta attraversando? Quali sono i rapporti di
questo ciclo con gli altri cicli già vissuti? Di che cosa può aver
bisogno Nicola? Ha forse
bisogno di un eventuale cambiamento? E veramente possibile, adesso,
affrontare un cambiamento? Ed io, come mi sento per rapporto a Nicola e al
suo mal di schiena?” Le risposte, se vi sono, saranno trovate
dall’astrologo insieme con il nativo. Questa è solo una piccola parte
di quello che implica un incontro d’Astrologia umanistica. L’astrologo
umanista non valuta gli eventi in sé, ma segue le reazioni
dell’individuo agli avvenimenti e cerca i significati che il nativo
ascrive loro, attraverso i fattori astrologici che ne illuminano le ombre.
Se l’asse MC/IC, per esempio, può teoricamente riguardare le figure
genitoriali, nel caso particolare potrebbe concernere una realtà
d’altro genere, che il nativo ed io, scopriremo insieme, attraverso la
sua stessa natura umana e la sua storia personale. L’ORIENTAMENTO
OLISTICO E LA CICLICITÀ. Olismo
deriva dal greco " holos ", ossia intero, totalità, globalità.
Secondo il pensiero olistico, il tutto non è riducibile alla somma delle
singole parti. Ogni singola parte, infatti, è già di per sé un tutto in
costante relazione con le altre parti e nello stesso tempo, con
l’insieme più vasto in cui è inclusa. In altre parole, la
configurazione dell’insieme possiede un valore di maggiore completezza e
coerenza, rispetto alla somma delle parti che lo compongono. L’orientamento
olistico dell’astrologia implica un susseguirsi continuo di cicli, che
s’intrecciano con l’insieme nella rete del tempo. Le maglie di questa
rete comprendono due fili che, intrecciandosi, formano un nodo centrale:
l’essenza del “qui ed ora”. Lo schema organico della struttura
ciclica è identico in tutti i cicli, ma il contenuto d’ogni ciclo varia
in modo indeterminabile. Si tratta del cambiamento nella stabilità,
secondo il principio dell’omeostasi, in cui ogni ecosistema tende a
mantenere stabile il sistema generale, pur con forti variazioni a livello
degli elementi che lo compongono. Le trasformazioni insite nel contenuto
dei cicli possono essere molto estese in dimensione ed intensità, possono
succedersi in scansioni a breve o lungo termine, possono produrre effetti
di minima e massima conseguenza. La parte mutevole, quindi, è ciò che
accade tra una fase e l’altra. L’orientamento olistico è un modo di
pensare che include la valorizzazione di tutto ciò che è diverso,
attraverso la consapevolezza continua della multidimensionalità d’ogni
situazione. Dal punto di vista astrologico, un tale orientamento si
traduce nel considerare il tema astrologico, come una mappa, dove ogni
fattore va percepito sia nell’insieme, sia nelle singole relazioni con
gli altri fattori. Ciò che si manifesta durante un ciclo planetario,
inoltre, può assumere una molteplicità di forme, secondo la situazione
trovata al momento della nascita e nei periodi successivi. In sintesi,
l’orientamento olistico evidenzia in ogni nativo una funzione
all’interno di un insieme più grande, ossia l’Umanità. Nello stesso
tempo, indica che ogni singolo pianeta svolge una funzione all’interno
di un insieme più grande, inerente al Sistema Solare.
Il
cambiamento è alla base dell’evoluzione dei cicli, è il prodotto della
relazione tra le singole parti, a livello locale e globale nel contempo.
Può avvenire in modo lento, graduale, o impercettibile; ma può anche
prodursi in maniera veloce, imprevedibile e diffusa. L’umanità stessa
vive un divenire permanente, durante l’intero corso della storia. Anche
per rapporto all’esperienza personale, l’evoluzione dei cicli produce
il cambiamento, come fondamento della vita.
Cambiare è segno di una natura sana e funzionante. Cambiare
significa vivere trasformazioni strutturali, mentre si cerca di conservare
la propria identità personale, secondo il principio dell’omeostasi. Nel
processo di cambiamento, la possibilità di reintegrare le parti
dissociate o frammentate di sé implica anche la necessità di abbandonare
ciò che si rivela obsoleto, per lasciare emergere una nuova e più
completa realtà. Questo produce una crisi che richiede un cambiamento
e proprio per questo, essa è creativa. L’astrologo umanistico, vedendo
nelle crisi un segno di crescita, può aiutare il cliente a comprenderne
le cause e a personalizzarne gli effetti. Egli può anche aiutare il
nativo a ridefinire determinati obiettivi e motivazioni, a cambiare ciò
che è auspicabile o possibile cambiare, ma anche ad accettare ciò che
non si può cambiare, trovandovi nuove modalità di comprensione e
soprattutto, la possibilità di un adattamento creativo.
L’Astrologia
umanistica consiste in uno specifico approccio interpretativo e
relazionale che si manifesta nel corso della consulenza e
dell’insegnamento. Volendo, tale approccio è applicabile ad ogni
pratica astrologica (TN, Rivoluzioni, Progressioni, Midpoints,
Cartografia, Elezione, Mondiale, ecc). Non è vero, come credono alcune
persone, che l’Umanistica debba prescindere dalla tecnica e basarsi solo
sulla lettura simbolica dei pianeti, delle case e dei segni. Al contrario,
pur attribuendo un valore pregnante al simbolo e pur privilegiando il
metodo in cui si è specializzato, l’astrologo umanista si avvale di
tutte le possibili tecniche, affinché insieme con il nativo possa
usufruire di tutti gli strumenti necessari per avere uno sguardo a tutto
campo, quanto più ampio e profondo sulla persona, sull’ambiente e sugli
accadimenti. Poi, magari, sceglie una sola tecnica, quella più consona,
al momento o alle richieste del nativo. Per multidisciplinarità, inoltre,
s’intende anche l’accoglienza e l’impiego di certe discipline che,
pur non essendo, prettamente astrologiche, potrebbero amplificarne i
confini, rendendo l’incontro più completo. L’importante è saper
scindere i momenti d’analisi da quelli di sintesi, senza trasformare la
multidisciplinarità in eclettica vaghezza e dispersione.
Aver
lavorato su se stessi, prescinde dall’aver frequentato corsi, seminari e
scuole d’astrologia, dovesse anche trattarsi delle migliori lezioni con
i più prestigiosi luminari. Anzi, questa condizione è data già per
scontata: è ovvio che l’astrologo professionista debba aver già
studiato e appreso il meglio della disciplina da fonti e referenti
attendibili, oltre che dalle ricerche autonome. Si tratta, quindi, di un
lavoro del profondo con persone valide che, a loro volta, abbiano già
intrapreso un percorso personale. Questo
può avvenire, per esempio, avvalendosi di una persona qualificata e
affidabile che può aiutarci a chiarire alcuni aspetti della propria realtà
che non si possono affrontare, altrettanto bene, da soli. Tra i molti
altri vantaggi, l’aver lavorato su di sé, può aiutare l’astrologo a
gestire eventuali conflitti, ad essere esente da possibili manipolazioni
subite o perpetrate. Può renderlo consapevole delle proprie proiezioni e
può offrirgli la possibilità di gestirle, se possibile, tramutandole in
strumenti preziosi per sé e per l’altro. Insomma, lavorare su di sé può
rinforzare le basi dell’etica professionale, attraverso la
consapevolezza dei propri confini e della propria natura, interna ed
esterna. In ultima analisi, l’Astrologia umanistica è l’impiego dell’astrologia, come strumento duttile, che si adatta alla natura d’ogni singola persona. Essa ricerca il ritmo individuale che aiuta l’individuo a diventare quello che, potenzialmente, è capace d’essere, attraverso i suoi cicli, ma anche attraverso le sue crisi. Naturalmente, in questo come in tutti i campi, io penso che andrebbe evitata la rigidezza dei principi, assumendosi la responsabilità di un’adeguata flessibilità.
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