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Tarot


HELENA E IL MAGO

Helèna incontra un mago
e fa bellissime magie.
Le dice "per il tuo dolce viso
inventerò mille poesie"

Helèna è fiduciosa e
lo prende per la mano,
si sofferma a immaginare
quel suo mondo così strano.

Il mago è bello, ma si cela
dietro un'aria quasi assente:
lui viaggia nel futuro
trasformandolo in presente.

Ora lui le sta dicendo
"Che cos'è che vuoi ottenere?
Pensa ad esso intensamente
ed io te lo farò avere!"

Ed Helèna è dentro al sogno.

Chiude gli occhi per pensare,
cancella svelta ogni pensiero
finché sopra tutti gli altri
spicca un solo desiderio.

"Se questo mago fosse umano...
Niente gli farei creare.
Niente logica o magie
solo un mondo per amare"

Ma quel mago è già mistero
con due occhi neri e fondi.
Helèna, triste ha già capito
che lui crea solo racconti.

Prosegue allora il suo cammino,
lasciando il mago ai suoi dilemmi.
Si volta solo per guardare
Quei due occhi neri e belli.

(L'Autrice)

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H
o sempre amato l'Inghilterra, con il suo incredibile attaccamento alle tradizioni nonostante il procedere incalzante del tempo l'abbia resa uno dei Paesi più moderni. Soprattutto, però, dell'Inghilterra amo la campagna e le grandi brughiere ed è per questo che, alla morte dei miei genitori, ho preferito acquistare una villetta situata in mezzo ad una piccola boscaglia, nel Kent, piuttosto che restare nella caotica, inquinata e rumorosa Londra.

E pensare che, invece, Herbert inorridì quasi, quando gli comunicai la mia decisione! Suo padre, Henry Crystom, famoso legale londinese, era stato grande amico di mio padre fin dall'infanzia cosicché anche io ed Herbert ci conoscevamo da sempre. Tra di noi c'erano solo quattro anni di differenza, ma lui dimostrava una maturità interiore che, molto spesso, mi faceva sentire, al suo confronto, una bambina sciocca.

Aveva deciso di seguire le orme del padre e così si era laureato in legge, sostituendo ben presto l'ormai piuttosto anziano genitore anche nei casi più complicati, dimostrando un'abilità ed un intuito piuttosto spiccati.

Quando i miei genitori morirono in un incidente, Herbert mi fu particolarmente vicino, sollevandomi dalle noie pratiche, eppure necessarie, che ogni morte comporta, occupandosi persino dei documenti per riscuotere il premio dell'assicurazione sulla vita di mio padre, mentre io ero caduta in una sorta di abbattimento morale da cui pensavo di non risollevarmi più.

Grazie ad Herbert mi ritrovai velocemente in possesso di una piccola fortuna a cui si aggiungeva anche una piccola rendita che i miei mi avevano lasciato, nonché proprietaria della casa dove avevo vissuto un'infanzia serena. Il vivere in quella casa, però, mi diventava sempre più penoso e così, d'improvviso, decisi di acquistare un'abitazione in campagna e ritirarmi a vivere lì.

- Non posso saperti così sola ed isolata - aveva commentato tristemente Herbert. - Potrò venire a trovarti solo al week-end, lo sai, e poi per tutta un'intera settimana sarai in un posto sperduto in mezzo ai boschi...

Mi guardo attorno ripensando alle parole di Herbert di quel giorno. No, non sono affatto isolata come può sembrare a prima vista: bastano un paio di chilometri ed ecco la casa della signora Baker mentre, verso Nord, altri quattro chilometri ed ecco raggiunto il villaggio di Forecastle o ancora, a Sud, un vero e proprio castello antico, secondo la più fedele tradizione britannica che sembra sia addirittura abitato dall'immancabile fantasma di uno degli antenati dei proprietari.

E, questa, la mèta preferita delle mie passeggiate: la tenuta Barrymoore. E un vero peccato, però, che un castello simile sia tenuto così male ma sembra che l'ultimo dei Barrymoore, certo Sir John Walter Edward, sia assai più interessato a girare il mondo sperperando così l'eredità paterna, che non a restaurare la sua proprietà.

Anche oggi c'é stato un acquazzone, assai tipico in questo mese di marzo, quasi una consuetudine direi e, come sempre, nel giro di un'ora ha lasciato posto ad un pallido sole. Così ho indossato un paio di stivali in previsione del fatto che gli stretti sentieri che attraversano il boschetto attorno alla casa saranno sicuramente allagati e sono uscita. Ovviamente, la mèta è sempre il castello.

L'aria fresca e pungente mi dà una sensazione di benessere: pensare che adesso, dopo solo sei mesi che abito qui, l'aria della grande città nella quale ho sempre vissuto mi sembra addirittura irrespirabile'.

- Sarai sola, laggiù... - mi disse Herbert quando gli comunicai che lasciavo Londra ed invece si era sbagliato. A Londra ero stata allevata, date le continue assenze dei miei genitori, due noti antropologi, da un'aziana signora nostra vicina, Mrs. Bishop, che, seppi anni dopo, era anche una cartomante di professione. M'insegnò così l'arte misteriosa della lettura delle carte convinta che un giorno mi sarebbe servito; nessuno dei suoi figli, oltretutto, voleva dedicarsi a quella che, per anni, era stata la sua principale occupazione e quindi le dispiaceva che le sue esperienze in questo campo andassero perdute. Io mi appassionai subito, scoprendo che le carte erano un ottimo mezzo di indagine psicologica e così mi ci dedicai, dapprima come hobby, poi, a mia volta, come attività.

Anche se avevo traslocato nel Kent, le mie clienti continuavano a venirmi a trovare ed in poco tempo tutti i dintorni cominciarono a parlare della "maga di Londra": la mia casa era così sempre più spesso visitata da persone di ogni tipo, sia pur prevalentemente donne, tra cui anche alcune rappresentanti del Jet-set londinese, conosciute tramite Herbert.

- Buongiorno, Miss Moude! - La voce allegra di Tony mi riporta alla realtà.

- Buongiorno a lei, Tony! - Tony è il marito di Ann, una simpatica donna dal viso tondo e rosso che mi aiuta nella gestione della casa, nonché facendomi da governante.

Eccola là, la tenuta Barrymoore: nella luce un po' fosca del tardo pomeriggio, con le nubi nere e minacciose di sfondo, ha un'aria quasi lugubre, come fosse l'ambiente ideale di un vecchio film dell'orrore.

Che strano, però: ci sono delle luci accese. Il castello ha un aria così malandata che credevo non vi fosse nemmeno la luce elettrica e, in questa cupa atmosfera, diventa quasi una nota stonata come se, invece, si addicessero di più dei candelabri!

Strano davvero. Sapevo che al castello non abitava più nessuno, invece... Che siano i fantasmi? Ma no, loro non hanno certo bisogno di accendere le luci, per vedere. Il rumore di un'auto mi fa sobbalzare: una Rolls sta entrando nel cortile ed ecco un uomo stagliarsi contro lo sfondo illuminato del portone.

- Posale lì, Andrevic: le porteremo su dopo.

Adesso vedo l'uomo appena sceso dall'auto, chiamato dall'altro con quello strano nome, posare a terra alcune grosse valigie e, mentre si accinge a tornare verso l'auto, sembra guardare, per un attimo, nella mia direzione, soffermando lo sguardo che, alla luce cangiante del tramonto, assume un'espressione minacciosa.

Che Sir Barrymoore sia tornato?

 

Capitolo I  del romanzo "Tarot", Lalli Ed.

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